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      All'ultimo la corona rese una solenne confessione della propria debolezza: fece fortificare Parigi e Lione. Sperava di prendere due piccioni a una fava, di stabilire cioè la sicurezza all'interno e all'estero. D'altronde il re, quando era principe, si era spesso occupato dei vecchi disegni di Vauban e di Napoleone; e adesso la paura dei nemici interni lo stimolò a condurli a compimento. L'opinione pubblica inasprita non aveva del tutto le traveggole, quando strepitò pel tentato embastillement de Paris. Nessuno credé alla melensa apologia di Guizot, che in tali intraprese vedeva un segno di pace, una dimostrazione di forza; perché appunto con ipocrisie trasparenti consimili, col pretesto di assicurare la pace con l'estero, la Gironda in altri tempi aveva chiamato a Parigi le bande di assassini di Marsiglia, per sottoporre la capitale al sistema del momento.
      Certo, le piccole arti poliziesche del trono di luglio non erano affatto oppressive: un cittadino della repubblica di febbraio poteva riguardare questi tempi orleanesi come l'età dell'oro della libertà. Ma quando fu intollerabilmente ristretto il diritto di riunione; quando per decreto reale la camera dei pari fu destinata a corte di giustizia pei reati politici; quando lo sconcio della polizia segreta e degli agents provocateurs prosperò lussureggiante come al tempo di Napoleone; quando il re borghese era informato precedentemente della più parte delle mene rivoluzionarie e verisimilmente anche dell'ammutinamento di Francoforte; allora un sistema siffatto, pericoloso per ogni stato costituzionale, doveva necessariamente riuscire mortale a un regno nato dalla rivoluzione.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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