Cosa che apparve chiara, quando il pretendente Luigi Bonaparte gridò sarcasticamente: "la nostra vita sociale è oppressa come in Russia o in Austria, e voi parlate di uno stato parlamentare sul tipo inglese!" Ma la satira amara sulla libertà della monarchia di luglio fu questa, che più tardi il secondo impero distrusse con trionfale fiducia in sé stesso le fortificazioni, che erano state erette sotto Luigi Filippo tra le rocce ferrigne dominanti il sobborgo industriale di La Croix Rousse a Lione. Nel suo terrore dei nemici radicali, il sistema si attaccava a tutti i sostegni, e alla fine si alleò coi suoi nemici nati, gli ultramontani. Jamais une position nette! diceva l'accusa di Metternich, ogni volta che egli parlava della politica estera della dinastia di luglio con l'ambasciatore prussiano; e lo stesso biasimo colpisce anche la sua politica interna.
In mezzo a tante titubazioni, il carattere fondamentale immutato del nuovo regime rimane la paura: il dominio del ceto medio, dei partiti del centro. Gli estremi ruderi delle classi privilegiate dell'antico regime precipitarono nella settimana di luglio; e sotto questo aspetto, ma solo per questo aspetto, il 1830 costituisce il termine conclusivo dello sviluppo iniziato dalla Rivoluzione. Era naufragata la speranza di conciliare tra loro le antiche e le nuove classi possidenti. "Se la camera dei pari non esistesse, sospetterei che non possa esistere", disse una volta dubbioso Beniamino Constant. Le colpe degli ultramontani avevano rincarato fino all'odio aperto tale disposizione diffidente dei partiti del centro e, insieme, avevano provato, che questa nobiltà priva di forze proprie doveva tutta la sua importanza al favore della corte.
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