Perciò il diritto d'iniziativa strappato dal parlamento nella rivoluzione di luglio, non fu esercitato quasi mai. Quando Lamartine magnifica ai repubblicani il governo come "la nazione operante", egli si accorda perfettamente con Guizot, il quale vede "rappresentata nel governo la compiuta unificazione dell'idea sociale". Era caduto l'ultimo potere autonomo, la camera dei pari, che attraversava la via a cotesta unificazione dell'idea sociale. La corona aveva, con furberia corta, volto a suo profitto il fanatismo di eguaglianza della nazione, e aveva istituito una camera alta nominata dal re, la quale agevolava il presente alla burocrazia, ma certo non garentiva in nessun modo l'avvenire. La camera dei deputati si eleggeva tra le minacce e le promesse della burocrazia, si empiva sempre più di funzionari, finché si arrivò a questo, che tra 459 deputati duecento erano impiegati. La macchina burocratica dell'imperatore soldato lavorava con sicurezza: guai alla mano che si fosse arrischiata a impigliarsi, per fermarlo, in cotesto ingranamento così ben calettato! Una espressione di Leone Faucher al tempo della repubblica rende eccellentemente, all'evidenza, lo spirito di questa amministrazione. Quando Cavour sviluppava al precursore e propugnatore del libero scambio le proprie idee libero-scambiste, Faucher secco secco opinò: "coteste idee si propugnano fintanto che si è fuori del governo; quando si diventa ministri, si buttano dalla finestra". Nessuno accuserà un uomo dell'ingegno di Leone Faucher di quell'angusto amor proprio, che moveva un tempo i politici dei nostri piccoli stati a deridere come non pratica ogni veduta politica profonda; e ciò sol perché egli non proveniva dalla direzione distrettuale del cantone di Zwickau o dall'ispettorato delle strade di Eschenheim.
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