Precisamente a questo sistema è pochissimo perdonabile una siffatta improduttività nella politica economica. Non era certo un regime mondo di ciarlataneria e di fantasticheria, come raccontano gli apologisti; ma era pure un governo di freddo intelletto, prosaico, come la classe a cui serviva. La monarchia di luglio ha compiaciuto un po' meno dei predecessori al solito vizio nazionale della vanagloria: non poteva far pompa della santità divina dei gigli, né della gloria imperiale; doveva contentarsi di cercare i suoi puntelli nel savio promovimento degl'interessi materiali. La prodigiosa rivoluzione del commercio e dell'industria aveva spinto sul proscenio della vita europea tutte le più primitive e gravi questioni sociali; e come mai la corsa sarebbe stata più fermata dalla fame e dall'amore? Ma la monarchia borghese barcolla come colpita da cecità davanti ai segni dei tempi. Quando lo stomaco digiuno e l'invidia furibonda sollevarono alla Croix rousse la spaventosa sommossa operaia, alle Tuileries, dopo il primo spavento, si tornò a respirare con sollievo: si era temuta una cospirazione repubblicana, e, il Cielo sia lodato! si trattava semplicemente di una guerra sociale! Si vedeva con terrore l'accorrere in folla delle popolazioni campagnuole nelle officine industriali, e si proibivano per principio o si aggravavano i prestiti alle grandi città, affinché con l'erezione dei quartieri operai non venisse rinforzato l'esercito volontario dei demagoghi. A Rouen e a Lilla nella Rue de la bassesse e nella Impasse des cloaques la miseria ringhia atroce come il nome delle strade; il vizio, l'indigenza e l'infermità si stringono ammucchiati nelle viuzze tetre dietro il Pantheon.
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