Avvaloravano una tale opinione non solo gli umori ostili delle corti di Vienna e di Pietroburgo, ma anche lo spirito niente patriottico dei radicali tedeschi, i quali, in quei primi anni d'inebriamento, erano molto proclivi a salutare il tricolore come il riscattatore che li avrebbe sciolti dalle catene della confederazione. Era questa la vecchia illusione dei dilettanti politici, i quali non hanno mai capito, che la natura complessa dell'associazione dei nostri stati tedeschi consente a mala pena una pura politica di tendenza; che le supreme questioni di dominio internazionale non cadono affatto sotto i modi di vedere delle teorie dei partiti; e che le passioni e gl'interessi del momento hanno in generale nella politica estera maggiore importanza, che non ne abbiano nella politica interna i contrasti durevoli. Come pel passato il vincitore degli ugonotti, Richelieu, aveva appoggiato i protestanti tedeschi e la democrazia degli Orange gli Stuart, cosė anche adesso sarebbe venuto il tempo, in cui l'Inghilterra parlamentare si sarebbe alleata con le corone assolute dell'oriente contro la Francia costituzionale.
Il re e i suoi dottrinari non erano disposti a secondare la rumorosa corrente bramosa di guerra. Erano troppo chiaroveggenti per non discernere, che un'impresa di conquista sul Reno avrebbe sommerso la stessa corona borghese: "la guerra č la rivoluzione", soleva dire Luigi Filippo: ed erano troppo freddi e pedanti calcolatori, per avvertire e intendere in qualche modo il movente generoso, che si nascondeva indubitabilmente nel delirio della brama di guerra.
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