Il corpo di spedizione ad Ancona fu richiamato ingloriosamente come era stato mandato; e di questa mortificazione non riuscì a consolare il paese l'espressione patetica: "il sangue dei francesi appartiene solo alla Francia". La Francia arrischiò soltanto alcune deboli esortazioni per mitigare l'intollerabile sgoverno di Roma, e sopportò longanimemente, che Carlo Alberto di Sardegna, il quale a quei tempi era tuttora un rigido legittimista, proibisse nel suo stato la legion d'onore e dimostrasse il più rude disprezzo alla monarchia borghese. In questo modo, stando all'atto pratico di questo sistema, il non intervento significava per la Francia il diritto d'intervenire consecutivamente, non appena un'altra grande potenza si fosse immischiata negli affari di un terzo stato. Vale a dire, era un legare le mani solo a sé stessi, come ebbe subito a riconoscere con soddisfazione il principe di Metternich; era un rinunciare alla iniziativa propria, senza punto impedire l'ingerenza alle altre nazioni.
In Ispagna la monarchia di luglio riportò successi parimente infelici. All'antica parentela delle corti borboniche si sarebbe potuto sostituire un legame più nobile, l'affinità delle istituzioni nei due stati del pari illegittimi e costituzionali: "per la Francia i migliori alleati sono i popoli liberi", dichiarò il gabinetto di Parigi. E la lega dell'occidente liberale parve davvero un fatto compiuto, quando la Francia e l'Inghilterra ebbero conchiusa la quadruplice alleanza con le due regine degli stati iberici.
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