Laddove però l'Inghilterra consolidò nel Portogallo, suo antico baluardo avanzato, la propria supremazia, il re borghese invece non riuscì ad acquistare un'influenza duratura sul gabinetto di Madrid. Aveva fondate ragioni di temere la suscettibilità dell'orgoglio nazionale degli spagnuoli; onde si restrinse a disarmare sul suolo francese le bande carliste e a rinforzare i cristini con munizioni e con una legione straniera: quanto bastava per cadere in sospetto dell'Austria, e quanto non bastava per farsi indispensabile agli spagnuoli! Gl'intrighi che corsero un intero decennio per le sale dell'Escuriale tra l'ambasciatore francese e l'inglese, provarono a sufficienza su quali deboli basi si reggesse la celebrata entente cordiale delle potenze occidentali. L'odio contro la perfida Albione ricorse nel popolo francese con la stessa passione che al tempo del primo impero, e l'amicizia dei gabinetti ebbe presto a soffrire una grave scossa dall'opposizione dei rispettivi interessi in Oriente.
Luigi XIV, fin da allora, aveva compreso l'importanza dell'Egitto rispetto al dominio del Mediterraneo e al commercio con l'India, e aveva porto ascolto alle geniali fantasie egiziane del nostro Leibnitz. La spedizione compiuta dal genio di Bonaparte aveva, in seguito, fatto più caro il paese a ogni cuore di Francia. Il disegno napoleonico di sottrarre all'Inghilterra, mercé il taglio dell'istmo di Suez, il comando delle comunicazioni con l'India, divenne il tema preferito della stampa francese, specialmente da quando l'Inghilterra, facendosi delle rocce di Aden una Gibilterra orientale, si era apprestata una nuova stazione di tappa sulla propria linea oceanica.
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