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      Il perturbamento della pace interna divenne inevitabile. Si era troppo fondato sulla speranza, che l'Inghilterra non avrebbe mai rotto, non avrebbe mai abbandonato l'alleanza con lo stato costituzionale. Avvenuta la disfatta diplomatica, perciò stesso il nuovo "ministero degli esteri", allora istituito, era privo di ogni autorità morale. "L'Inghilterra ci comanda, la congiura delle potenze ci preclude l'Oriente, la politica del gabinetto ci butta in viso la vergogna", erano le frasi d'effetto che empivano le colonne della stampa, anche di quella moderata. Ogni avvenimento all'estero suscitava nella nazione una irritabilità morbosa. Perfino Pomara, la paradisiaca regina del mare australe, diventò per l'opposizione una sacra reliquia nazionale. La pura pratica amministrativa, a chi spettasse il diritto di visita sui negrieri, sollevò tale tempesta, che nel 1842 gli elettori concorsero alle urne al grido pas de droit de visite! e bisognò ritirare il trattato già conchiuso, che accordava quel diritto agl'incrociatori inglesi.
      Effettivamente questa sfiducia non era del tutto infondata. Il gabinetto cadeva sempre più giù nei maneggi reazionari, e sempre più calorosamente Guizot protestava al cancelliere il carattere rigidamente conservatore della sua politica, mentre nello stesso tempo i giornali ministeriali annunziavano ai parigini, che l'avvenire del liberalismo poggiava sull'alleanza delle potenze occidentali. Ogni volta che in questi quarant'anni sorgeva in vista qualche nuova costituzione di stato a libertà, la Francia, piccina e invida, pigliava le parti dell'antico sgoverno.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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