La Francia è amata e temuta dovunque
, proclamavano vittoriosamente i difensori di Guizot. Questa politique calme et préponderante de la France si rivelò nel desiderio ripetuto continuamente, e invano, di convocare a Parigi un congresso, in cui il re borghese sarebbe dovuto apparire l'arbitro dell'Europa!
La Spagna ridiventò la terra del destino per una dinastia francese. Per via di una parentela priva di qualsiasi valore politico, la buona reputazione del gabinetto fu irreparabilmente danneggiata da brutte menzogne; talché in un momento d'ira lord Palmerston ebbe ad esclamare, che dal tempo dell'impero l'ambizione francese non si era mai mostrata così arrogante. Le vanterie della stampa ministeriale confermavano, purtroppo, la penosa verità di fatto, che questo regime rivoluzionario era ricaduto nelle idee della vecchia politica borbonica di famiglia. Quando il re Federico Guglielmo IV sul principio del 1848 salutò il re borghese come la spada e il braccio della legittimità, e il conte Nesselrode durante la rivoluzione di febbraio scrisse a Parigi che la Francia era divenuta più forte in pace che in guerra, perché riparata da un argine di stati costituzionali viventi del suo spirito, ciò significava che l'acuto contrasto di questi elogi interessati ribadiva ancora una volta la verità, che la politica di un "Napoleone della pace" sarebbe stata altrettanto contraddittoria quanto il suo stesso nome. L'annessione di Cracovia tornò ad offrire nuovamente l'inestimabile opportunità di riannodare l'alleanza infranta delle potenze occidentali; ma questo favore della sorte cadde pure senza profitto.
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