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      Dopo i giorni di febbraio, quando s'incontrò a Londra con Metternich profugo, e questi secondo il suo solito osservò: "l'errore non ha rasentato mai la mia mente", Guizot rispose: "io sono stato più fortunato, perché ho notato spesso nella mia vita, che mi ero ingannato". Noi però indoviniamo facilmente chi dei due era il più prosuntuoso; e nel corso complessivo della storia francese riscontriamo solo un'altra volta una compiacenza di sé, una sufficienza così smisurata e pedante: in quel Necker, che, come Guizot, fu l'autore principale di una terribile rivoluzione, e, come costui, non si batté mai contrito il petto per domandarsi, se il giudizio divino della storia non pesasse anche le colpe sue. C'è a stupire, se la nazione sempre amabile in tutte le sue stravaganze accolse soltanto di contraggenio le esose teorie della pace e dell'ordine dalla bocca che mai sorrise di questo arido maestro di scuola, di questo ambizioso e imperioso speculatore di virtù?
     
     
     
      IV.
     
      Come doveva riuscire incomoda l'ombra dell'imperatore a questo governo non legittimo, né glorioso, né libero! Il re d'altronde, almeno lui, non partecipava menomamente la prosuntuosa confidenza di Guizot, il quale nel bonapartismo vedeva soltanto una grande memoria, "che non aveva più nulla da offrire alla Francia soddisfatta". Sopra abbiamo descritto in che modo la istituzione di questo regime di ripiego fosse stata accelerata dalla paura delle mene imperiali e repubblicane. Col fatto, durante la settimana di luglio un pugno di partigiani e di veterani aveva arrisicato per due volte il tentativo di proclamare l'impero.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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