Solo che far parlare di sé in un modo siffatto, è certamente un ambiguo guadagno. In sostanza, nell'opinione pubblica il principe acquistò la riputazione di matto. Chi tentava e ritentava con una così imperturbabile pertinacia un disegno pazzesco, non poteva essere che uno sciocco, oppure un carattere fuori del comune: comunque, l'indolenza del mondo in ogni caso trova più comodo sbrigarsi delle cose enigmatiche col motteggio. Il nome così pretensioso del napoleonide era in troppo comica sproporzione con le sue intraprese; e le lettere querule che il vecchio re Luigi mandava a Luigi Filippo per iscusare il jeune étourdi, certamente non rialzavano la riputazione del principe. Gli scritti del quale erano ignoti ai più; e chi li aveva alle mani, se ne distoglieva immediatamente, perché, laddove tutta la pubblicistica agitava unicamente i problemi dello stato parlamentare, quelli invece consideravano e sostenevano un modo di vedere che era fuori di tutti i partiti. E una siffatta insubordinazione alla cultura media del momento, viene punita regolarmente nel mondo moderno col disprezzo tacito.
A noi, che oggi scorriamo più spassionatamente gli scritti del principe, riesce incomprensibile come mai un tale autore non abbia incontrato nessuna considerazione. Giacché questi scritti non solo non rispondono punto a ciò che comunemente si aspetta dai peccati letterari di un principe, ma meritano semplicemente un posto onorevole nella storia della pubblicistica. Essi non sono il prodotto di una mente geniale, ma di un'intelligenza eminentemente pratica, sensata e sicura nell'osservazione, ferma e indipendente nel giudizio.
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Luigi Luigi Filippo
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