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      Anche l'esposizione è chiara e serrata, con netteté schiettamente francese: il principe sa istradare prontamente i suoi lettori e dare un rilievo pratico a tutte le sue tesi. La ricchezza delle idee, il pathos della veridicità, la potenza della fantasia, che fanno lo storico, a lui sono negati; ma nella sua esposizione discussiva egli con destrezza e senza esitazioni di coscienza sa servirsi, in modo eccellente ai propri fini, delle presunzioni storiche del presente. In una parola, egli ci si rivela per un giornalista provetto; e chi ammette che questi scritti non avevano importanza scientifica e letteraria, ma costituivano esclusivamente il programma di una politica pratica, deve anche usare un po' d'imparzialità e riconoscere, che siasi in essi rivelato un singolare talento di uomo di stato.
      Quando Luigi Bonaparte salì allo stallo presidenziale, il signor Thiers e compagni si fecero un dovere d'inondarlo di pressanti consigli, come quello che non conoscesse punto la Francia. Mirabile fatuità! Il profugo nel suo soggiorno all'estero aveva studiato il proprio paese di gran lunga più acutamente e giustamente, che non in patria gl'intellettuali della borghesia. Laddove la stampa, forte delle opinioni del momento, consentiva solo per pietà cristiana a tollerare provvisoriamente la monarchia come un'ultima concessione a pregiudizi inveterati, all'opposto il principe affermò sicuro e reciso: "una monarchia di otto secoli non viene commutata in repubblica per la burrasca di pochi anni". Come un tempo Mirabeau, ficcando nelle cose il suo sguardo penetrante, aveva pensato che la gioia di un Richelieu sarebbe stata la soppressione del feudalismo, parimente anche il napoleonide comprese, che il livellamento della società favoriva ed esigeva un solido potere monarchico.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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