La repubblica richiede un'aristocrazia, la nostra società democratica vuole una corona. Col tracollo degli antichi stati, egli vede la nazione sfarinarsi in granelli di sabbia; granelli di sabbia che, cementati insieme da un gagliardo potere statale, costituiscono una roccia irremovibile, ma disuniti fanno solo polvere. Così dice la tesi preferita del napoleonide, vale a dire una metafora, che, parafrasata le mille volte, ritorna in tutti gli scritti del bonapartismo con la stessa frequenza e la stessa significazione, con cui nelle lettere di Metternich ritorna l'immagine della casa del vicino in fiamme, che io devo spegnere se non voglio andare in fuoco anche io. Mentre la dottrina del parlamentarismo unica beatificatrice occupava tutte le teste, il principe riconobbe subito, che i progressi compiuti dalla Francia negli ultimi cinquant'anni si erano ottenuti in virtù delle istituzioni che l'imperatore le aveva date. Il sistema parlamentare non trovò in Francia il sostegno di un forte senso della legalità, di un irremovibile amore della libertà personale: si getti pure arbitrariamente in carcere un cittadino francese: la voce pubblica se ne starà tranquilla, fino a quando le passioni faziose del giorno non se ne saranno prese. Pel francese il supremo bene politico è l'eguaglianza: e in tempi tumultuosi la nazione è presto racquietata dallo strepito delle armi e della gloria guerresca. Come si vede, questo uomo di stato pensa della sua nazione meschinamente, in modo quasi cinicamente basso; ma egli ha scorto chiaramente i punti neri della mentalità nazionale.
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