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      , a rinnovare il tricolore ma non le aquile, a rispettare il morto ma a gittarne in carcere l'erede; e vede infine l'imperatore chinarsi sul nipote a confortarlo:
      Tu soffri per me, io son contento di te!".
      La sua speciale situazione indusse il pretendente ad assumere l'attitudine di consumarsi in cieca e incondizionata ammirazione davanti all'imperatore. Le più stupide fole della leggenda napoleonica furono fedelmente rimesse in voga, giacché questo cinico sapeva, che qualunque bugia ostinatamente ripetuta finisce con l'essere creduta dalle moltitudini irriflessive. Si rivolge primieramente ai popoli del Danubio e della Sprea e dice loro, che avrebbero adorato il benefattore già ripagato d'ingratitudine, e che tutte le nazioni libere avrebbero ripristinata l'opera dell'imperatore. Tutto ciò non è menomamente più disonesto della grande maggioranza degli scritti di partito francesi; il principe, anzi, parla più lealmente di Guizot, perché a suo vantaggio torna la stessa duplicità di aspetto del bonapartismo: egli può o vuole vedere soltanto un lato dell'azione napoleonica. La Francia ringiovanita dalla Rivoluzione e organizzata dall'imperatore; Napoleone, vero rappresentante, esecutore testamentario della Rivoluzione, mediatore tra due secoli, tra la monarchia e la democrazia; l'eroe che ha disciplinato e perciò compiuta l'eguaglianza, che ha preparata la libertà; il soldato plebeo che ha fondato un regime difenditivo e democratico: son questi i principii fondamentali universalmente noti della dottrina neonapoleonica, e ognuno contiene una mezza verità. Chi legge tra le righe si avvede subito, che il principe conosce gli errori che portarono lo zio a rovina, ma che non li riconosce.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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