Solo che anche nella vita dei popoli il corpo e l'anima non sono separabili; e la connessione storica non ci si rivela, se non quando consideriamo l'opera delle idee nella sua azione di reciprocità con le istituzioni dello stato, con le condizioni della società. Proprio al tempo della monarchia di luglio l'efficacia immediatamente pratica delle idee si dimostra palmare. Le penose condizioni dei lavoratori non avrebbero potuto da sole condurre alla caduta del regime, se un'abbondante letteratura sempre più ribelle e febbrile non avesse abituato il popolo a queste due idee: che il godimento dei beni, che è il supremo bene, è destinato in misura illimitata a ogni mortale; e che lo stato è esso solo responsabile dei mali della società e esso solo ha il dovere di risanarli. L'una e l'altra idea, che fornivano indubitabilmente le forze animatrici agli scritti clamorosi del giorno, si spiegano a loro volta con le condizioni sociali e politiche. Per un popolo dominato da una plutocrazia senza cuore, il necessario concetto del mondo e della vita non può essere che il grossolano materialismo: il tipo ideale di uno stato onnipotente, governante per volere delle moltitudini e per le moltitudini, era il figlio ingrato ma legittimo della burocrazia napoleonica.
Poche parole basteranno. Anche noi, purtroppo, abbiamo una copia fedele, se pure sbiadita, di questo movimento francese nel nostro radicalismo degli ultimi trenta o quarant'anni; giacché mai prima di ora, nemmeno al tempo di Luigi XIV o della presa della Bastiglia, l'avviamento della civiltà francese aveva esercitato sulla nostra nazionalità un'influenza così profonda e così perniciosa.
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Luigi XIV Bastiglia
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