E nemmeno la vita letteraria; giacché, allato agli strepitosi agitatori d'idee del momento, procedeva silenzioso e diligente, se pure meno importante che in Germania, lo schietto e solido lavoro scientifico.
Il carattere prosaico del nuovo regime addusse una depressione precipitosa della vita artistica. I saloni intellettuali del vecchio tempo chiusero le porte l'uno dietro l'altro; l'aria in cui respira lo spirito diventò sempre più rarefatta in quella società tiranneggiata dall'industria e dal commercio e dalle passioni della vita pubblica. Il mondo turbolento non lascia più spazio alcuno alla produzione schiettamente artistica; la tendenza, la lotta del giorno trascina fuori della via della pace tutti i poeti, anche l'unica tempra di gran poeta, che apparve in quei giorni: Giorgio Sand. Era passato il tempo, che Béranger dava la soia al Marquis de Carabas e cantava a scherno della nobiltà il ritornello je suis vilain et très-vilain. Adesso la lotta della gioventù era volta contro le classi medie, e coscriveva i combattenti sia nei palazzi della parrocchia di Santa Clotilde, sia nei trivi del sobborgo Sant'Antonio. La recente amicizia tra Chateaubriand e Béranger fu a ragione presentata come il segno dei tempi mutati: i sognamenti radicali di Lamartine sono suscitati la più parte dalla ripugnanza del gentiluomo pei bottegai. Pareva come se nella società i più alti e i più bassi volessero ribellarsi di conserva; e perciò gl'irriflessivi ne cavarono la precipitosa conclusione, che la monarchia di luglio fosse davvero un regime del giusto mezzo.
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