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      Il motto delle più ardite associazioni segrete suona in generale: "eguaglianza, fraternità e industria": la libertà è dimenticata. Arrivati a quel punto, il padrone non poteva mancare; perché nell'arte di promettere ai bramosi la cosa più grande, il dispotismo non è stato mai superato. Sebbene anche in queste dottrine sociali avesse la sua parte quell'idealismo traviato, che s'inserisce in ogni movimento sociale, pure il tono morale fondamentale della scuola si mantenne grossolanamente materialistico: l'immagine della edénisation du monde, della vita di ozio infingarda e sazia, mostrava dovunque il suo aspetto seducente di sotto alla maschera sentimentale. Perciò il comunismo trovò nel romanzo sociale la sua arma migliore.
      Fu un avvenimento nella storia della cultura moderna, quando Emilio Girardin, fondando il magnifico giornale La Presse e perfezionando la pubblicità, assicurò alla stampa quotidiana una enorme diffusione, e col piccante romanzo di appendice seppe rispondere al gusto dei lettori di ogni specie. Un tempo profondamente infelice, nemico a Dio e a sé stesso, si esprime dalle opere della nuova poesia, che alla passione sostituisce sostanzialmente l'oscenità e l'atrocità. Dovunque, accanto a pretese e accuse smodate, si sente l'intima coscienza della propria aridità, del proprio epigonismo; accanto alle forme depravate di una sensualità odiosa, una nostalgia sconsolata, un desiderio non mai appagato. Alcune poesie di Alfredo De Musset ritraggono con toccante verità la desolata stanchezza di cotesti vecchi nati la vigilia, la disperazione di una gioventù che conosce soltanto lo spettro dell'amore e non ha mai conosciuto l'amore, che sente la benedizione della poesia come una maledizione, la forza della passione come una malattia.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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