ces pauvres rois, ils seront tous noyés!
Per giunta, il partito della sovversione era organizzato e ben addestrato alla lotta per le vie, e ognuno sentiva che il possesso delle Tuileries avrebbe deciso del presente regime. Né mancarono le voci ammonitrici. Sul principio di febbraio Montalembert dichiarò con piena rispondenza: Ninive fu distrutta in quattro giorni! Anche il bizzarro marchese di Boissy previde li catastrofe, e il signor di Morny intercede insistentemente presso il ministro per qualche condiscendenza, avanti che il movimento trovasse presa in quel mondo in fermentazione, come i chiacchieroni qualificavano il popolo. Fin dall'autunno del 1847 Tocqueville coi suoi amici aveva presentato un programma per salvare la monarchia: allargamento del suffragio, complesse concessioni al movimento sociale: da ora in poi il fine principale del governo doveva essere il miglioramento economico e morale delle classi umili. Il 27 gennaio pronunziò alla camera le parole profetiche: "Non vedete dunque, che le passioni politiche sono diventate sociali? Noi dormiamo su un vulcano!" Ma Guizot non una sola volta degnò di attenzione gli avvertimenti di Tocqueville; espresse freddamente l'avviso, che la credenza nella rivalità del terzo e quarto stato aveva sconcertato molte teste. Che questo contrasto di classi esistesse, che fosse una terribile realtà, ebbene, al ministro della borghesia non lo aveva insegnato nemmeno la storica battaglia di giugno: perfino nei suoi ultimi scritti egli si aspetta ancora la salute della Francia dalla riconciliazione del la borghesia con la nobiltà! Un regime straniato a tal segno dai tempi, doveva cadere.
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