Tutti gl'impiegati furono dichiarati senz'altro dimissibili per ragioni di pubblico bene. E soprattutto l'amovibilità dei giudici fu tenuta per un gioiello di libertà repubblicana: un principio, che col fatto ebbe esecuzione e che fu difeso con ardore da Victor Hugo e i suoi colleghi. Tutto ciò in nome della libertà! A tutti gli impiegati era dovuto dallo stato lo stipendio, a tutti gl'indigenti l'assistenza.
Dopo la vittoria gli operai lì per lì confermarono ancora una volta l'antico principio, che ogni classe sociale, dove proceda come classe, cade nell'egoismo, nella pleonexia. Il parlamento operaio, che nelle sale del palazzo del Lussemburgo dibattè sotto la presidenza di Luigi Blanc la soluzione della questione sociale, trattò di tutto e di ciascuno; ma si rimase d'accordo solo in questo, che gli operai parigini lavorassero un'ora al giorno meno dei compagni delle provincie, come pure, che dei 34 candidati di Parigi alla dieta non meno di 20 appartenessero al ceto operaio! Quando gli agricoltori domandarono di essere ammessi alle deliberazioni, furono loro concessi quattro rappresentanti su quattrocento lavoratori cittadini. Posto in ansia, il padre di famiglia delle classi medie ritenne conveniente esprimere la sua alta considerazione alla nuova potenza della classe operaia. Ognuno, anche l'artista, il negoziante, l'industriale, si dichiarò operaio, e perfino il candidato reazionario, che non poteva negare di essere affetto dal peccato della proprietà fondiaria, si denominò almeno propriétaire cultivateur.
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