La signora di Girardin chiuse i suoi intellettuali articoli di appendice, scritti durante il tempo della pace sotto il nome di Visconte de Launay, con una dipintura acre, ma purtroppo veritiera, dell'abbrutimento contemporaneo. La Francia, esclamò, si spezza in due eserciti col duplice grido di guerra: guillotinez! fusillez! Gli uni vogliono il saccheggio, gli altri la difesa dai saccheggiatori con tutti i mezzi del potere.
Il contrasto degl'interessi tra il terzo e il quarto stato, che dopo i giorni di luglio era apparso appena leggermente e confusamente, nel febbraio scoppiò subito violento, e sentito con lucidità di coscienza. Gli operai si erano battuti per le strade; la borghesia, che durante la battaglia si era tenuta in disparte, fece presto a riacquistare il senso delle cose e a capire che nella sanguinosa lotta di classe le toccava lottare a che fossero strappati al quarto stato i frutti della vittoria. Perciò anche i vecchi repubblicani del medio ceto, come Arago e Marie, principiarono di botto a perdere le staffe del loro ideale. Perciò perfino il misuratissimo Tocqueville parlò con passionata violenza dei repubblicani borghesi, del maledetto color di rosa in politica; perché questo pugno di ben pensanti fantasticatori aveva ingenuamente improvvisato una forma di stato, che non poteva derivare la forza di vivere altronde che dal dominio del quarto stato. Ma nessun popolo colto, e tanto meno l'accentrata Francia, può stare senza governo, nemmeno per un istante. La repubblica esisteva di fatto, teneva frattanto in suo potere la macchina burocratica, offriva la sola garanzia possibile per la sicurezza della borsa.
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