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      Il contadino nella sua semplicità pensava diversamente; egli accordò la sua fiducia solo ai possidenti, perché ogni proprietario è un naturale nemico dei comunisti. La proprietà fondiaria fu rappresentata nell'assemblea nazionale più numerosamente che non nelle camere della monarchia di luglio. La classe agricola oberata di debiti, soggetta, ignorante, s'inchinò questa volta solamente a una autorità: alla Chiesa. Il delirio della paura sociale aveva rideste tutte le torbide e confuse forze delle anime, anche la cieca bigotteria: mille cuori smarriti cercavano consolazione nel confessionale: la raccolta degli ultramontani principiava a maturare. Siccome appena un settimo dei francesi vivevano nelle città superiori ai 10.000 abitanti, i contadini diedero il tracollo, e a palazzo Borbone accanto a un forte partito montagnardo comparve un esiguo gruppetto di repubblicani azzurri, e contro questi e quelli una schiacciante maggioranza di reazionari.
      Fra tutti i parlamenti di quell'anno procelloso nessuno era più infecondo, nessuno più immorale. Le poche teste politiche scomparvero quasi sotto la mediocrità generale e l'insipienza di cotesti 900 rappresentanti del popolo. Anche gl'ingegni soffrivano sotto la gran menzogna del tempo: la repubblica aveva paura di sé stessa. La maggioranza reazionaria considerava la repubblica soltanto come un terreno neutrale, che per fortuna sarebbe stato presto abbandonato; e la dichiarazione corrente: "noi riconosciamo lealmente la repubblica come un governo di tutti per tutti", esprimeva cotesto sentimento in modo molto perspicuo.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





Chiesa Borbone