Il signor Thiers che sotto la prima impressione del timore aveva gridato: "Adesso non ci rimane che farci dimenticare," riprese presto nuovo coraggio, e innocentemente significò: "Prima io preferivo la costituzione inglese. Forse io mi sono ingannato; forse la costituzione americana è meglio appropriata alla Francia!". Quanto ai legittimisti, era notorio, che agognavano il momento di una levata di scudi: il che fu loro impedito solo dalla codardia e dall'incapacità del loro pretendente. E un'assemblea siffatta, la cui maggioranza non credeva né a sé stessa né alla propria opera costituzionale, avrebbe messo mano a quell'ardito lavoro per l'essere o il non essere, che forma generalmente il destino delle costituenti!
Dopo la vittoria elettorale i possidenti presero animo per abbattere le bande di operai che minacciavano la tranquillità della capitale. La forza del governo provvisorio si era logorata nelle lotte sociali delle prime settimane; anche la commissione esecutiva nominata dall'assemblea nazionale era insiememente, come disse Lamartine, necessaria e impossibile. Nelle classi medie si consolidava l'opinione, che solo la sciabola poteva rovesciare l'anarchia. Il poeta, le cui persuadenti parole di conciliazione erano state tuttora nel febbraio accolte con plauso dalla borghesia, ora, dopo appena poche settimane, era un uomo usato, finito. E adesso la feroce sollevazione del 15 maggio palesava da quale terribile inselvatichimento e traviamento d'idee fossero dominate le moltitudini: il "popolo" tentò di annientare l'assemblea nazionale.
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