L'importanza storica di queste battaglie in città consiste principalmente in questo, che la lotta e le atrocità avevano spianato la via a un'êra di pacifiche riforme sociali. Evidentemente dominava la sciabola, e il governo di Cavaignac aveva innegabilmente acquistato maggior potenza e animo, che forse nessun ministero tedesco del tempo. L'infinito affetto, che la borghesia salva portava al dittatore, rivelava la paura immensa da cui in fine era stata liberata. Chi però guardava più a fondo, certamente poteva intravvedere, che anche il nuovo detentore del potere si sarebbe logorato in poco tempo e sarebbe stato dimenticato. Anche Cavaignac, come poco avanti Lamartine, avrebbe sperimentato, che i tempi democratici amano il potere e odiano i potenti. Il suo partito, quello dei repubblicani azzurri, rimase poi come prima: un piccolo gruppo senza base nel popolo. Gli operai astiavano il loro domatore, ma i contadini e una gran parte della borghesia erano tuttora scontenti dei fatti di luglio: essi agognavano la monarchia.
Come mai una tale repubblica avrebbe potuto contare sull'amore dei francesi? Forse che in realtà non era una schiavitù ribellata? E potevano anche i moderati non consentire, quando Proudhon lanciava l'invettiva: "cotesta repubblica parlamentare inzuccherata di giacobinismo e di dottrinarismo non è niente altro che controrivoluzione"? La capitale era sottoposta allo stato d'assedio; si discuteva la costituzione della nuova libertà sotto la protezione delle baionette.
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