Non gli sarebbe bastata la coscienza di alzare il braccio, caso mai avesse voluto cogliere il frutto del dominio che gli pendeva seducente innanzi agli occhi. Ma, se in qualsiasi circostanza è sempre una difformità e un'imprudenza accampare terribili pretensioni che avanzano di troppo la media della virtù umana, come ci appaiono per altro miserabili cotesti legislatori, i quali presumevano di aver salvato la rocca di una costituzione insostenibile, sol perché ne scaricavano la responsabilità della resistenza sulle spalle di un terzo!
Per conseguenza non riesce affatto strano, che in molti comuni il solo uomo che accogliesse la pubblicazione dello statuto al grido di vive la costitution! fosse il sindaco. Il duca di Broglie sentenziò a punto: questa costituzione ha slargato i confini dell'umana stupidità! Parimente il vecchio furbo Dupin nel dotto commentario che fece di quell'aggeggio, seppe contenere a stento la sua malignità ironica. Anche nel rimanente, il contenuto della carta non era tale da sedare le perplessità dei possidenti. In effetto, dopo un eccellente discorso di Thiers la privata proprietà era stata riconosciuta e l'imposta progressiva rigettata. Ma non fu possibile, in questo tempo di cupidigie, scartare l'idea del fantastico Lamennais, di preporre alcuni diritti e doveri generali, che stessero in testa alla costituzione. Donde gli edificanti insegnamenti della sapienza e della virtù, come per esempio: "è dovere dei cittadini amare la patria e difendere la repubblica col pericolo della propria vita"; e anche qualche proposizione meno innocente, che potesse almeno interpretarsi in senso comunistico, come la seguente: "è dovere della repubblica procacciare i mezzi di sostentamento ai cittadini bisognosi", e così via.
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