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      Quando poi in primavera il cittadino Pietri fu mandato commissario civile in Corsica e tutti i voti dell'isola caddero su bonapartisti, la stampa repubblicana si consolò avvisando, che non si trattava di altro che di una innocente stamburata del patriottismo locale, e che il Pietri, repubblicano provato, non ne portava alcuna colpa. Erano tanti sempliciotti davvero? E nemmeno l'ultima elezione del principe, che era la nona, aprì gli occhi ai ciechi? Quanto a taluni repubblicani, bisogna comunque supporre, che il disprezzo da essi ostentato era ipocrito. Tuttora nell'ottobre Lamartine, sì, assicurava, che fosse stupida e ridicola la paura, che un Bonaparte o un Borbone potesse abusare del popolo; ma perché mai egli stesso nel giugno aveva proposto, che fosse mantenuto l'esilio di Luigi Bonaparte? Parimente, se in alcuni circoli radicali fu ventilato il disegno di catturare una notte tutti i Bonaparte e trasportarli a Caienna, questo per lo meno dimostra, che non tutti i repubblicani partecipavano a quella tranquillità. D'altra parte, la grande maggioranza dei repubblicani effettivamente teneva il bonapartismo per morto e seppellito: tutti gli scritti che gli uomini del partito pubblicarono dopo il colpo di stato, concordano nell'affermare, che nessuna frazione era meno temuta di quella dei bonapartisti. Cotesta confessione implica nello stesso tempo l'autocondanna dei repubblicani; giacché un partito che conosceva così poco il popolo, era manifestamente incapace di governare una democrazia.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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