Altri, per contro, opinavano alla disperata, come il Saint-Arnaud nelle sue lettere: "il principe è l'ignoto, e la salvezza posa tuttora nell'ignoto". Infine parecchi furbi facevano questo calcolo: "se nessuno dei candidati raccoglie due milioni di voti, l'elezione tocca all'assemblea nazionale, che senza dubbio designerà un repubblicano azzurro"; e per conseguenza si accordavano a favore del principe.
Il governo si proponeva di mandare commissari nelle provincie, per "indagare" sull'opinione del paese; ma dové astenersene, perché ogni ricordo della Convenzione suscitava i contadini a rivolta. In tal modo gli agenti del principe si trovarono ad avere le mani libere; e dimostrarono al mondo, che il suffragio universale provocava una nuova tattica di partito, più grossolana e senza scrupoli. Furono messe in giro le più grosse contafavole, quanto più assurde, tanto più efficaci: il principe intendeva di distribuire al popolo i duemila milioni ereditati dallo zio, e rimettere tutte le imposte per due anni. Cantastorie e figurinai giravano pei villaggi celebrando la magnificenza dell'impero; e riportava dovunque un gran successo la poesia sublime di quella canzone da organetto, che dobbiamo alla musa di Emilio Girardin:
Si vous voulez un bon,
Prenez Napoléon!
Con quanto fervore qualche buon contadinotto credette davvero, che il vecchio imperatore in persona fosse ritornato! Il principe, che si era atteggiato a erede della Rivoluzione per lo spazio di due decenni, adesso di botto, siccome i fanatici del quieto vivere e dell'ordine miravano a lui, si offrì alle speranze degli ultraconservatori.
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