Quattro vescovi entrarono a far parte del consiglio superiore della pubblica istruzione, e insieme con loro, per ragioni di decenza, anche alcuni rappresentanti degli altri culti: la Chiesa fondò scuole a volontà, e lo stato non richiese più alcun titolo d'idoneità scientifica dagl'insegnanti ecclesiastici.
Anche nella politica estera si manifestò lo stesso cieco zelo di settarismo rivoluzionario. Nella contesa per la costituzione tedesca la Francia naturalmente si schierò allato all'Austria. Solo quando il principe di Schwarzenberg mise avanti il suo disegno di fondazione di un impero di settanta milioni di sudditi, solo allora a Parigi si spaventarono: temerono da una tale proposta, innocente anzi che no, un rafforzamento della Germania, e fecero minacce persistenti a Berlino e a Vienna, fino a quando l'Austria non rifiutò l'adesione dei suoi stati alla confederazione germanica. La questione italiana, tirata avanti tra i peccati di omissione del passato anno, era adesso interamente caduta. Quando poco prima dell'impresa di Novara il re Carlo Alberto domandò aiuto a Parigi, il presidente era propenso a consentire alla proposta; ma i ministri temerono l'ambizione del Piemonte, e la Francia si tenne spettatrice inerte del dominio della sciabola rafforzato di nuovo dall'Austria nel Mezzogiorno di Europa. Per tutto l'anno 1849 il presidente serbò una grande inclinazione a dare man forte al Piemonte; ma lo ritenne il quietismo, lo spirito reazionario dell'assemblea nazionale. Si contentò di prevenire la Toscana dall'adesione a una unione doganale austriaca.
| |
Chiesa Francia Austria Schwarzenberg Parigi Germania Berlino Vienna Austria Novara Carlo Alberto Parigi Piemonte Francia Austria Mezzogiorno Europa Piemonte Toscana
|