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      Quando il popolo, con tutto ciò, persisté nella sua ottusa infingardia, allora in tutti i partiti si sollevò la questione: tale essendo il torpore della nazione, anche un colpo di stato sarebbe tollerato? Si ridestarono speranze antiche e angustie nuove. L'estate del 1850 vide tutti i partiti monarchici affaccendati in alacre faccenda, e rivelò di nuovo la profonda slealtà dei repubblicani dell'oggi. I legittimisti pellegrinavano a Wiesbaden, gli orleanisti a Claremont. Thiers, naturalmente, aveva inteso soltanto di esprimere il proprio rispetto personale al vecchio re; più francamente, Berryer confessò di essere andato a Wiesbaden a compiervi una missione politica. L'una e l'altra manifestazione non ebbero successo. Anzi il duca di Chambord non era adesso affatto disposto a un riconoscimento incondizionato del nuovo diritto pubblico. E veramente tra gli orleanisti si annunziava il disegno, che il duca Joinville concorresse al seggio presidenziale. Anche per questo partito il giuramento alla costituzione non formava alcun ostacolo; sarebbe prestato, come candidamente racconta Dunoyer, solo sotto la tacita riserva, che la Francia avrebbe al più presto ristabilita con mezzi pacifici la monarchia. Mancava però l'ardimento della risoluzione.
      Nel frattempo il presidente profittò destramente del favore del caso, che gli permetteva d'inaugurare le ferrovie costruite dagli Orléans. Percorse per la seconda volta il paese e civettò apertamente intorno al favore delle moltitudini. "I miei migliori amici abitano nelle capanne, non nei palazzi", esclamò agli operai delle strade ferrate della Piccardia; e ricordò la parola dell'imperatore dei plebei: "il mio polso batte all'unisono col vostro!


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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