Che dietro le richieste della revisione si nascondessero alcuni motivi assai loschi, che non fosse sano rimettere in questione il nuovo diritto pubblico fondato appena di recente; tutto ciò non meritava considerazione a confronto con un depravamento politico senza pari e a confronto con l'altro pericolo della guerra civile. Per quanto i complici del bonapartismo abbiano favoleggiato a meraviglia sulle trame sinistre dei rossi, è però certo, che la democrazia sociale preparava per le elezioni del 1852 un ultimo colpo disperato. Una rete di società segrete copriva di nuovo il paese come al tempo della Restaurazione. Laggiù, nel Mezzogiorno, dominava la società dei montagnardi col suo tenuto organo, l'Ami du peuple. In quelle provincie infiammabili l'antico fanatismo borbonico era stato soppiantato da un fiero movimento radicale, che aveva il centro a Marsiglia. Che le cospirazioni comunistiche, anche esse, non vi fossero affatto spente, ciò è ormai fuori dubbio dopo le recenti rivelazioni sull'Internazionale. Si doveva rimanere inerti davanti al malanno che maturava? Il generale Changarnier, quando fu arrestato la mattina del 2 dicembre, opinò che avrebbero potuto risparmiarsi l'incomodo; tanto, la rielezione del presidente era già assicurata. Gl'inconsiderati moralisti, che ripetono tuttora cotesta affermazione e dichiarano il colpo di stato una violenza superflua e inutile, non farebbero meglio a ponderare, se fra tutti i colpi escogitabili, che avrebbero potuto ferire la Francia, il più terribile non sarebbe forse stato proprio le coup d'état populaire, vale a dire, la lacerazione dello statuto perpetrata dalla generalità della nazione?
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