Tale vanteria conteneva qualche apparenza di verità. Il quarto stato dominava interamente sulla vita pubblica, non più però a forza di turbolenze e barricate, come nei primi tempi della repubblica: specialmente nelle condizioni ordinarie non era affatto in grado d'impadronirsi immediatamente del potere, come avevano potuto farlo un tempo la nobiltà e la borghesia; e sotto il secondo impero aveva apparentemente, come gli altri tre stati, solo l'incombenza di ubbidire e lavorare.
Ciò non ostante, il quarto stato costituiva in Francia la classe politica, ed era di continuo glorificato dalla burocrazia con panegirici adulatorii. "Dio ha primieramente rivelato il Salvatore a questa che è la classe più numerosa e più interessante della società", affermavano le circolari dei prefetti; e prima delle elezioni del 1857 il ministro Billault dichiarò ufficialmente: "i contadini e gli operai hanno creato l'impero, quelle moltitudini di uomini operosi, che formano l'ampia base del suffragio universale". Perciò il signor di Morny esortò gli elettori a mandare nei corpi legislativi, in luogo dei così detti uomini politici, commercianti presi dalla cerchia della propria professione; e il signor Granier secondo Cassagnac asserì anche più rudemente: "la classe agricola, nocciolo della nazione, domanda già: perché l'imperatore non governa solo?". Lo stesso Napoleone III designò continuamente il suo sistema come il gouvernement du grand nombre; e quando in una massima(23) sovente ripetuta dichiarava che il suo governo riposava "sul popolo, fonte di ogni potere dello stato, sull'esercito, fonte di ogni forza, sulla religione, fonte di ogni giustizia", in sostanza con questa tricotomia egli esprimeva semplicemente l'unico concetto, che cotesto regime del quarto stato poggiava essenzialmente su quelle forze, le quali determinano la condotta del popolo.
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