Il popolano poteva bene cavare dal piccolo Moniteur poco costoso la convinzione dello splendore dell'impero, oppure corroborare la sua educazione morale sulla perfetta scimunitaggine e sull'oscenità del Petit Journal e fogli affini di ciancerie e pettegolezzi. La stampa forestiera era assoggettata dopo, come prima, a una brutalità semplicemente russa: per nessuna qualsiasi via indiretta era dato che al popolo pervenisse notizia, come qualmente in qualche parte del mondo vivessero dei pazzi, i quali non tenevano l'impero come il più libero e il più felice stato del globo. Aggiungiamo, inoltre, una censura teatrale la cui meticolosità altamente comica richiamava sovente ai tempi del vecchio imperatore Franz, e conveniamo francamente, che il governo faceva per l'innocenza politica delle moltitudini ciò che il governo poteva.
A questo senso d'incertezza, che impediva qualunque cambiamento serio del sistema, si accompagnava la macchia morale che bruttava il colpo di stato, e che poteva essere, per quanto dimenticata, perdonata non mai. Napoleone nella Vie de César confessa, che il più grave cómpito di un governo sorto dalla violenza è quello di riconciliarsi gli uomini dabbene. Anche il 2 dicembre, non è dubbio, non fece che ricondurre una rivoluzione in pro del trono; mutò ben poco nei più importanti istituti dell'amministrazione, principalmente nello spirito: per l'uomo colto, che non può veramente vivere senza la libertà del pensiero, col fatto principiò con quel giorno una nuova età. Perciò perfino il moderatissimo Tocqueville non seppe risolversi a prestare il giuramento all'impero.
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