Si comprende l'acre sprezzo del despota pei suoi nemici, pel vino spumante di quei discorsi di opposizione. I discorsi di tre ore l'uno, con cui il vecchio Thiers soleva rapire il corpo legislativo, colpivano a segno con alcune punte acute e maligne le debolezze e i falli del bonapartismo; ma tradivano a ogni passo la sterilità intellettuale del vegliardo che si disfaceva in una vanità cavillante. I liberali si erano alla fine convertiti alla regola casalinga di prudenza, che la migliore costituzione è quella esistente, sempre che si sappia farne buon uso: fin dal 1863 erano rientrati nell'agone della politica pratica, e una parte dei loro pubblicisti difendeva già le idee avveniristiche dell'indipendenza dell'amministrazione. Solo che queste idee non costituivano un vasto programma di partito pel pubblico bene, non erano approfondite e comprese nella loro importanza vera. La France nouvelle di Prévost-Paradol, il celebre programma del liberalismo, non conteneva un sol capitolo sull'amministrazione dei comuni. In quel parlamento pieno di lamentazioni furono manifestate nuove idee quasi soltanto dal banco dei ministri: davanti alle teorie liberoscambiste del potente "viceimperatore" Rouher, gli eroi dell'opposizione figuravano la più parte da reazionari. Non pareva verosimile, che nei lunghi e silenziosi anni di riflessione su sé stessa la nazione non avesse proprio imparato nulla delle virtù della disciplina parlamentare, del tranquillo predominio di sé, del contegno virile!
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Thiers France Prévost-Paradol Rouher
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