E solo, soprattutto, un'intensa attivitą della vita comunale poteva forse risvegliare le virtł boccheggianti della costumatezza politica e della fedeltą al proprio dovere, sparite quasi nel turbine delle lotte di partito, poteva scuotere alquanto la potenza enorme della imbestiante routine e dello schema che dominava tutta quanta la mentalitą nazionale. Torbido spettacolo, quello dell'annientamento della vita pubblica nei primi dieci anni dell'impero. Sotto la polizia napoleonica perfino l'allegria del carnevale per le strade era quasi sparita. E quale risveglio doveva poi seguire a quel torpore plumbeo!
Tali erano le circostanze, quando venne a maturazione il giudizio, che lo stato finora si era mosso in un circolo vizioso, e che la riforma dovesse principiare dal basso: la dottrina dell'autonomia amministrativa del Tocqueville, dopo la morte del maestro, era divenuta una forza tra gli uomini pensanti. L'idea dell'autonomia amministrativa era stata derisa come una chimera anche sotto la monarchia di luglio; ora, sotto Napoleone III, il decentramento era la parola d'ordine di una grande scuola di pubblicisti. Odilon Barrot e Laboulaye, Raudot e Desmarets, Regnault e il bonapartista Baudrillart, uomini delle pił diverse tendenze, produssero sull'argomento una letteratura, che con la serietą morale e l'alacre fede nell'avvenire annunziava la perseveranza dell'antico e bello idealismo francese, e con l'amabile freschezza attestava quanto erano nuove tali idee sul suolo di Francia.
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