Tuttavia Napoleone III a buon conto poteva gloriarsi, che il benessere della nazione non aveva dato sotto nessun governo precedente un così magnifico balzo. Sapeva inoltre, che con l'egoismo dei ricchi e con l'astio e l'invidia dei poveri il sistema del lasciar andare non bastava, e che era indispensabile l'aiuto diretto dello stato per l'elevazione delle plebi. Le pretese delle classi lavoratrici verso lo stato salirono incommensurabilmente con le male abitudini di quei diciotto anni; e nessun governo francese potrà in avvenire sottrarsi al socialismo monarchico. L'origine del nuovo potere, il bisogno di sicurezza, il gusto dispotico del vanaglorioso abbagliamento, e, non per la parte minore, l'animo buono e umano dell'imperatore pel quale il soccorrere era una gioia, cooperarono di conserva a imprimere nel secondo impero le idee della fraternité socialista. Non indarno sulla porta del nuovo palazzo del Louvre grandeggiava la statua del Lavoro col corno dell'abbondanza, non indarno in tutti i manifesti napoleonici era esaltato l'ordine come la prima fonte del lavoro. L'ideale dell'imperatore era di menare a termine nella società la vittoria della democrazia mercé la rimozione della miseria delle plebi, mercé i benefizi dell'istruzione, del credito e dei lavori pubblici. "Io voglio", disse una volta, "conquistare alla religione, alla morale, al benessere quella parte tuttora tanto numerosa della popolazione, che conosce appena il nome di Cristo, che può appena soddisfare ai bisogni necessari della vita".
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