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      A Parigi, dove il prefetto della Senna Haussmann dovè costringere all'espropriazione sé stesso, ogni estate apportava nuove meraviglie. Nel 1865 erano già stati spesi in dodici anni 1222 milioni, e nel 1869 altri 1500 milioni per la trasformazione della capitale. Bagattelle come i dodici magnifici boulevards che a guisa di raggiera danno all'Arc de l'Étoile, attiravano appena l'attenzione. Il potere illimitato di un uomo nella superba capitale era unico nella storia moderna. Dove si era mai udito, che a un possente comune sia stato dichiarato di ufficio, che i suoi abitanti sono nomadi e che esso non appartiene a sé medesimo, ma allo stato?
      Quanto alla provvisione dei mezzi, un comodo spediente fu porto anzitutto dalla malsana costituzione daziaria delle città. Siccome la sorgente d'introiti più importante delle città rampollava dai dazi, seguiva che qui un consiglio comunale s'induceva al dispendio con facilità di gran lunga maggiore che non nelle campagne, dove le spese comunali erano strappate a stento dalle imposte sui fondi e sugli affitti. Ma quando anche questo mezzo non bastò più, allora fu applicata anche ai comuni la vecchia spropositata teoria, che sia lecito scaricare sulle spalle del futuro i pesi del presente: teoria, che un tempo fu difesa con tanto sterile acume da Gentz, e che adesso godeva di una riputazione ufficiale nel nuovo impero. Bastò un decreto imperiale ad autorizzare i comuni ai prestiti. La Cassa dei Depositi accordò il credito a lunga scadenza e a mite interesse; riconciliatosi col signor Haussmann, si mostrò anche più compiacente il Crédit foncier, che consolidò il debito fluttuante di Parigi.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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