Quando riuscì di convertire effettivamente in capitali fissi redditizi i valori investiti, allora anche la speculazione così convulsamente salita potè sortire effetti salutari: a Lione in nove anni, dal 1854 al 1863, il debito dai dieci montò ai cinquantaquattro milioni; ma col forte aumento della popolazione e del benessere crebbero in pari tempo, per l'ammortizzazione del debito e per le spese straordinarie, su tre milioni e mezzo 620.000 lire di sopravanzo di entrate accertate: che, come si vede, è un risultato propizio. Per contro, a Marsiglia in 18 anni, dal 1847 al 1865, il debito crebbe da 17 a 91 milioni e le entrate solamente del cinque e mezzo per cento su 20,9 milioni. Finalmente a Parigi la gravezza del debito si era in otto anni, dal 1859, decuplicato due volte, progredendo da 49 a 984 milioni; e il bilancio preventivo pel 1868 s'impostò su 245 milioni, vale a dire circa più della metà di quanto occorre al regno del Belgio pel mantenimento dello stato! Davanti a tali cifre era effettivamente possibile tranquillarsi solo risalendo alla teoria bandita con giustificata baldanza dai giornali bonapartisti: uno stato, un comune è tanto più ricco, quanto più pesante è il carico dei suoi debiti. Né dava troppa consolazione il fatto, che il prefetto della Senna aveva speso quelle somme prodigiose non puramente pel fasto orientale del palazzo di città che era altresì la sua fortezza, ma anche a scopi utili, e aveva elevato da 1,1 milioni, che erano nel 1847, a 6,5 milioni nel 1867 le spese della capitale per l'istruzione popolare.
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