Cotesta ascensione dei popoli promossa dal dispotismo non ispira certo un appagamento così sereno, quale fu dato un tempo da quel rinfrancante spettacolo di rischiaramento degli spiriti nella libera disputa, che precede in Inghilterra l'abolizione delle leggi sul grano. I liberoscambisti di Francia un tempo lamentavano, che fosse loro rifiutata la diffusione delle proprie idee con la libertà di parola; ma accettarono ora con allegrezza il coup d'autorité, anzi lo accettarono con orgoglio. Il che è certamente un triste argomento per l'inefficacia dell'educazione politica. Bisogna pur dire la cruda parola: senza l'imposizione imperiale, la Francia ancora per decenni sarebbe rimasta priva del benefizio del libero scambio. La spaventosa insipienza e l'egoismo della maggior parte dei membri del corpo legislativo, inviluppati in mille affari d'industria e di accanita speculazione, non lasciavano dubbio, che una riforma parlamentare della politica commerciale fosse impossibile. La volontà del monarca in questo caso speciale aveva non soltanto migliorato la legge, ma anche sollecitato l'educazione della nazione alla libertà, almeno per quanto la libertà era compatibile in questo paese. Il momento politico favorevole della riforma fu, sotto l'aspetto economico, scelto assai infelicemente. Il paese soffriva della cattiva raccolta del 1861, il commercio del cotone della guerra americana; e alcuni rami dell'industria effettivamente non erano ancora abbastanza maturi per reggere alla concorrenza inglese.
| |
Inghilterra Francia Francia
|