Presto, però, l'insolenza stessa dell'ostentazione del peccato spinse gli spiriti seri a rientrare in sé. E sorse nelle scienze politiche e sociali una nuova letteratura, povera di opere di prim'ordine, ma altrettanto ricca d'indagine positiva e di grave senso morale. L'inestetico uomo di affari Napoleone III era troppo guasto e difforme al gusto e al costume medicei. Non gli mancava affatto, però, l'intelligenza del valore rigidamente scientifico. Gli archivi furono mantenuti come sotto Luigi Filippo, con una intelligenza e una libertà che fanno arrossire noi tedeschi. Molte notevoli opere scientifiche nacquero per suggerimento dell'imperatore, come il bel catalogo della biblioteca storica di Parigi, la raccolta delle lettere e commentari napoleonici, la storia del Congresso di Vienna del conte Angerberg; molti dotti furono sussidiati dallo stato nei loro lavori, come per esempio Baschet nella sua raccolta per la storia della diplomazia veneta. Missioni scientifiche dispendiose e con splendidi risultati furono intraprese in Egitto, in Siria, nell'Asia Minore, in Mesopotamia. Anche le scienze naturali ebbero a lodare le mani bucate di Napoleone; fecero progressi sempre assai notevoli, sebbene il detto dell'alsaziano Würtz la chimie est une science toute française sia a ogni modo da tenersi soltanto come una spacconata chauviniste.
Quanto più grave pesava l'oppressione del dispotismo sulla stampa quotidiana e più rari erano gl'ingegni notevoli che si dedicavano al giornalismo, tanto più si preferiva alla corte di leggere opere serie sui problemi sociali e politici, e tanto più il dotto era costretto a svolgere metodicamente le proprie idee e non già a sparpagliarle in articoli e appendici.
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