La debolezza di questo movimento era solo in ciò, che il dispotismo era completamente destituito di quello zelo morale, che solo rende feconda l'educazione. Per giunta, in questo regime non poteva tollerarsi né ammettersi l'efficacia della scienza sullo stato. Mentre l'una mano porgeva al lavoratore gli elementi della cultura, l'altra uccideva in lui ogni virtù di espansione morale con la scelleratezza oscena di quella stampa clandestina semiufficiale, in cui la haute bicherie spampanava la sua vita infame. Da una parte l'istruzione; dall'altra il signor Trimm col suo Petit Journal, le turpitudini dei giornali umoristici parigini e la stupidità atroce della stampa di provincia, che da Arles a Metz, dal Forum al Courier de la Moselle mostrava per ogni dove la medesima nullaggine: in verità, il contrasto sarebbe ameno, se non fosse tanto triste! E principalmente in questo si rivelò l'intima falsità di un sistema, che continuamente doveva distruggere la propria opera. Non cadeva dubbio, che Napoleone bramasse sinceramente l'elevazione della cultura popolare; eppure il suo governo minò le basi di ogni incivilimento.
La profonda quiete dei primi anni imperiali diede ansa a tutti i partiti battuti di tirare la somma del loro operato. Duvergier de Hauranne principiò la storia dell'età parlamentare, Guizot scrisse le sue memorie, Garnier-Pagès, Luigi Blanc ed altri offrirono contributi alla storia della rivoluzione di febbraio. Sebbene queste opere non dissimulino l'unilateralità partigiana, pure noi tedeschi ne apprezzeremo di molto il valore, se le raffrontiamo con l'indifferenza che il popolo nostro mostra per la sua storia recente: fino a oggi non è ancora apparsa presso di noi una forte opera, ispirata da un partito, sulla rivoluzione tedesca.
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