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      Perfino la grande Rivoluzione deificata fu, in questa età di ritorno degli spiriti in sé stessi, raggiunta dalla fredda critica. Il libro di Edgardo Quinet sulla Rivoluzione rimane a gran distanza dalla splendida opera di Tocqueville sull'antico regime; ma quale progresso scientifico e, anche più, dell'educazione morale rispetto alla storia della Gironda di Lamartine! La situazione, dunque, non era tanto penosa, come l'ammetteva il malinconico Renan; se s'intendeva di costringerla alla mediocrità, la nazione però non era diventata addirittura nulla e triviale. Quelle opere modeste, piene di un senso reale di verità, iniziarono in silenzio col loro animoso odio a qualunque dispotismo, anche al giacobino, quel gravoso lavoro di raccoglimento e di esame di coscienza, che a un popolo non libero riesce più salutare di una letteratura classica. Certo, il consolidamento di questa cultura più nobile esigeva decenni per gittare frutti, e, intanto, la classe politica del bonapartismo fu appena tocca dalla rigenerazione della scienza.
      Lo stesso Napoleone III senza volerlo promosse il risveglio della critica storica con la sua vita di Cesare. Su questo strano libro, a cui è dovuto l'appunto, che mai con maggior dispendio si ottennero più scarsi risultati scientifici, oggi che la curiosità è dileguata da un pezzo, vale ancora la pena di spendere una parola? Se è sorprendente, come mai l'imperatore abbia trovato la forza e l'agio per una tale attività, pure è anche più enigmatico, che non abbia saputo resistere alla tentazione di ricalcare quell'ardente terreno della storia, che già al pretendente era stato poco amico.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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