Frattanto la Francia credeva al suo invincibile esercito, e siccome Luigi Napoleone, per lo meno nei primi anni di regno, partecipava a cotesta fede, è dunque innegabile, che egli per lungo tempo fece uso moderato della potente arma offensiva, che opinava di avere sotto mano. Dal tempo di Enrico IV egli era il primo sovrano di Francia, che si occupasse delle questioni europee con intelligente sollecitudine pel bene dell'intero continente, e non già coi soli preconcetti dell'ambizione francese o dell'ambizione personale. Nei suoi anni migliori sostituì alla politica orleanista dell'invidia rilevanti vedute europee. Le medesime corti, che avevano salutato con gioia il colpo di stato, dopo vista l'orientazione assunta dal trono imperiale, guardarono con comprensibile diffidenza alla politica europea del nuovo sovrano. Per un sovrano francese il nome imperiale non poteva mai risolversi in una troppo innocente decorazione, come il titolo d'imperial crown per la corona della Gran Bretagna. Il nome di Napoleone III sonava come un'evizione degli antichi confini dell'impero mondiale, a cui lo zio non aveva formalmente rinunziato mai. In verità, il nipote fece assicurazioni soddisfacenti; ma il sospetto delle corti continuò. Un protocollo segreto, firmato a Londra il 2 dicembre 1852 dagli ambasciatori delle quattro grandi potenze, ammise il principio del non intervento, assumendo che la fondazione dell'impero fosse un puro mutamento del regime interno della Francia. La Prussia, come la minacciata più da vicino, essendo la sola grande potenza confinante con la Francia, prese puramente atto dell'accaduto, con la dichiarazione formale, che con ciò non s'intendeva né di esprimere un'opinione, né di riconoscere le eventuali conseguenze.
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