Quando le truppe vittoriose rimpatriarono, egli poté bene lodarle di avere riconquistato al proprio paese il debito posto in Europa; e Troplong gridò giubilando, che l'Europa riconosceva novellamente il nome della grande nazione. La Francia apparve in pace come in guerra la potenza dirigente dell'Europa. L'imperatore, alla maniera del primo console, trasse subito alla grande alleanza gli stati intermedi del Mezzogiorno e del Settentrione, calcò a bella posta sul carattere liberale della sua politica estera, e ancora nel novembre 1855 esortò l'opinione pubblica a far pressione sui gabinetti.
Certo, la soluzione della questione di Oriente annunziata dalle penne del bonapartismo fu tutt'altro che raggiunta con la pace di Parigi. Cacciata dalle foci del Danubio, la Russia frattanto compì l'assoggettamento del Caucaso e l'abbracciata del Mar Nero: enormi conquiste nell'Asia interna prepararono nuove catastrofi al Bosforo, e appena quindici anni dopo la pace di Parigi la Russia si dichiarò formalmente sciolta dal patto innaturale, che aveva convenuto la neutralità delle acque del Ponto. Le stesse potenze occidentali doverono confessare, che la pace era solamente un armistizio; e anche dopo la pace garantirono per mezzo di un trattato con l'Austria l'indipendenza della Turchia. Ma di garanzie, la Turchia con la guerra di Crimea ne acquistò soltanto una: un rinsaldamento di fiducia nel suo valoroso esercito. La riforma dello stato, che esordì sotto la protezione della Francia, è andata in fumo.
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