Ma in questa circostanza l'imperatore doveva sperimentare egli stesso la verità della parola da lui espressa un tempo a Milano quando vi apparve da trionfatore: "oggigiorno si è più forti con l'influenza morale che con le conquiste sterili". I suoi rapporti coi patrioti d'Italia furono irremediabilmente spacciati da questa politica ignobile, come Cavour col suo sguardo limpido aveva previsto da un pezzo; e nello stesso tempo Napoleone, come Cavour aveva parimente presentito, apparve agli occhi delle grandi potenze come il complice di tutti i futuri avanzamenti della rivoluzione italiana. Il plebiscito nelle nuove provincie diede al mondo ancora un'altra prova dell'orribile depravazione morale dell'impero. La goffa falsità dell'asserzione, che la Francia abbisognasse del versante delle Alpi per la difesa dei suoi confini, l'oltracotanza soperchiatrice, che si palesò con l'incorporazione anche delle parti neutrali della Savoia, il bugiardo tiro alla Confederazione elvetica, che di botto fu perfidamente defraudata di Chablais e di Faucigny dianzi promessele formalmente; tutti cotesti tratti dell'antica politica napoleonica di sopraffazione misero in moto il mondo diplomatico. Il tentativo della Prussia di formare una coalizione contro la Francia andò a vuoto propriamente per la debolezza dell'Inghilterra, ma sulla corte imperiale pesò di nuovo la diffidenza di tutto il mondo. Non era dunque inconfutabile la savia osservazione fatta nell'ira da Peel e da Roebuck: "se oggi la Francia esige Nizza per ragioni geografiche, domani per le stesse ragioni può pretendere il Reno"?
| |
Milano Italia Cavour Napoleone Cavour Francia Alpi Savoia Confederazione Chablais Faucigny Prussia Francia Inghilterra Peel Roebuck Francia Nizza Reno
|