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      Il giudizio universale seguito sulla Germania si era formato nell'ultimo trentennio e fermato così: la Prussia rappresenta lo stato militare dispotico, gli stati della Confederazione del Reno rappresentano la patria della libertà tedesca. Lo sviluppo delle lotte di partito dei tempi successivi poteva appena intenderlo lo straniero, e meno di tutti il liberale francese; giacché questo si proponeva di limitare la eccessiva potenza del governo, noi, al contrario, guarire la debolezza della nostra vita pubblica per mezzo di un forte potere centrale. Di qua come di là, sopravviveva in talune particolari nature ghiribizzose l'umore acre dei vecchi tempi; e come a noi tedeschi toccò di udire dalla bocca di un esteta pieno d'ingegno l'affermazione, che la Francia non possiede una vera e propria lingua, e altre somiglianti assurdità di gusto teutonico vetusto, così anche la Francia vantava i suoi mangialemanni, cioè i Desbarolles e compagni. Ma tra i francesi colti continuava a predominare un'amicizia indulgente verso la Germania; né alcuno profondeva più elogi agrodolci alla nostra impenetrabile astuzia e alla recentemente scoperta prévoyance usuelle de l'Allemagne. Nel magnifico quadro del Congresso di Parigi di Dubufe i signori von Manteuffel e von Hatzfeldt sono meritamente meschini e cacciati nello sfondo. Era quello il posto che, secondo l'opinione dei francesi, competeva ai tedeschi nella grande politica europea.
      La condotta di Napoleone fin dal principio del suo dominio corrispose a siffatte predisposizioni della nazione.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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