Ma del nostro talento politico opinava assai meschinamente. Vedeva quanto fosse poca e poco efficace la passione popolare che si nascondeva dietro le rumorose risoluzioni e dichiarazioni di nullità e annullazioni delle nostre assemblee. Né conosceva abbastanza la Germania, per presentire ciò che allora perfino da noi appena pochissimi avvertivano: che, cioè, il nostro sminuzzolamento di staterelli marcito fino alle midolle delle ossa sarebbe andato in rovina al primo urto anche senza una vampata di passioni popolari. Il nemico del parlamentarismo non ha, certamente, professato mai l'opinione liberale, che per la sua contesa lotta costituzionale la Prussia fosse incurabilmente malata. Ma un'idea chiara della reale potenza della Prussia egli non la possedeva. La Landwehr, celebrata così sovente da lui stesso, ora, dopo le descrizioni fattene dai suoi strateghi di corte, gli pareva un ammasso di cattive milizie, e affatto indubitabile la superiorità dell'Austria. Con quanto ossequio l'ambasciatore della superba Hofburg civettava dintorno al favore della Francia! con quanta confidenza il principe di Metternich parlava della vittoria dell'Austria! Napoleone fantasticava, che davanti a una lotta così impari la Prussia sarebbe stata disposta a pagare qualunque prezzo pel soccorso della Francia. E più volte offrì a Berlino un patto di alleanza: coi 300.000 uomini, che allora teneva a stento sotto le bandiere, si sarebbe avventato sull'Austria, contro, però, un forte compenso nel Belgio e nei paesi renani.
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