Dagli avvenimenti successivi è agevole arguire, che o lo stesso inviato o certamente la corte delle Tuileries erano all'oscuro sulla dimensione di questo ampliamento territoriale. Vedevano, comunque, salva la Sassonia, antica federata del Reno; avevano accordato abbastanza alla predilezione nazionale per la povera piccola Danimarca; notoriamente speravano, che la Prussia si sarebbe contentata di una striscia di terreno tra le sue frontiere sassoni e le westfalesi. Quando in luogo di tali congetture seguì l'incorporazione degli stati centrali nordici, Drouin de Lhuys spedì a Berlino un disegno di convenzione, che stipulava la cessione di Magonza. Il prezzo della complicità, che la Prussia non aveva voluto pagare alla Francia offerentesi di darle mano, avevano ora la faccia di pretenderlo dal superbo vincitore, il quale doveva il trionfo unicamente a sé stesso! La risposta fu semplicissima: l'invio immediato dell'artiglieria pesante sul Reno. Ora finalmente Napoleone comprese quali enormi errori aveva commessi. Era perduto, se gli eserciti prussiani si precipitavano sul paese disarmato. Drouin de Lhuys fu dimesso. Il 12 agosto Napoleone scrisse a Lavalette di lamentare che quel disegno non fosse rimasto segreto, che si fossero sparse in piazza voci esagerate di compensi "ai quali noi potremmo aver diritto"; di essere stato informato da Benedetti del rifiuto di ogni cessione da parte della Germania, e di volere da ora in poi aiutare con disinteresse il riordinamento del nostro stato.
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