L'odio antico contro l'Inghilterra, che il secondo impero aveva smorzato, si rovesciò ora con selvaggia impetuosità celtica contro la nostra patria. Cadde come una folgore sul mondo parigino la nuova terribile: la più fulgida vittoria del secolo non era stata riportata dai francesi! Quella stessa Austria, che noi con fatica e con stento appena vincemmo, ora è soggiaciuta, fiaccata al capo dalla Prussia, in una guerra di cinque giorni! Era un tegolo sulla testa dei parigini. Si misero allora a ricordarsi, che la Prussia era stata la più colpevole tra i vincitori del primo Napoleone: non appena le trombe della fanteria di Bülow squillarono dietro le siepi di Planchenois, la giornata della Belle-Alliance fu decisa. L'antico motto "vendichiamo Waterloo!" cedé al nuovo grido di battaglia "vendichiamo Sadowa!". Ogni vergogna, ogni senso del diritto andò sommerso nella vertigine universale. Un uomo rispettabile come Prévost-Paradol scrisse sul tema "Fummo noi battuti a Sadowa?", e non notò quale ironia fosse già nel titolo stesso del suo lavoro. Chi ha viaggiato in Francia i primi mesi del 1867, sa con quanta veemenza si oltraggiava in ogni vettura, in ogni caffè l'insolence prussienne, e che in ogni fiera si dava spettacolo per pochi soldi del fusil à aiguille en action. Solamente i prodigi del fucile ad ago potevano spiegare il prodigio della vittoria prussiana. E come era grossolana e, insieme, puerile la gioia dei francesi, quando l'arme prussiana appariva superata dallo chassepot!
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