Da allora ogni mese ci arrecò un attestato del sentimento di amichevole vicinanza. La cabala della diplomazia francese si sgrufolava senza tregua nelle nostre piccole corti. Seguì il convegno di Salisburgo, di cui i tedeschi fiutarono lì per lì l'odore ostile. I due imperatori, secondo che risulta da una lettera di Rouher rinvenuta alle Tuileries, s'incontrarono nella risoluzione di non tollerare l'unità della Germania: tuttavia l'impero e l'esercito d'Austria non ispiravano alcuna fiducia ai francesi. Susseguirono le trattative per la legione guelfa, i meticolosi tentativi di sottomettere all'influenza della Francia le ferrovie belghe, le geremiadi frenetiche del corpo legislativo sulla ferrovia del Gottardo, che minacciava di porre in mano alla Prussia l'asse del commercio mondiale. Talora Napoleone sperava novellamente di placare la nazione corrucciata, e una volta per mezzo di carte geografiche nitidamente colorite cercò di dimostrare ai ragazzuomini, che l'equilibrio delle grandi potenze non si era spostato in disfavore della Francia.
Frattanto l'egemonia sui popoli latini aveva sofferto una nuova scossa dalla rivoluzione spagnuola; e l'urlo di rabbia rintronante per tutta la Francia contro il conte Bismarck accusato di essere il macchinatore dell'insurrezione, provò di nuovo, che i francesi non pensavano tuttora ad altro che alla guerra alemanna, e ciò appunto perché non erano capaci di condurre con pacata e grave perseveranza a compimento l'opera della loro riforma interna.
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