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      Ma quando pure voi vogliate continuare in questo modo di studiare, deponete il nome di filosofi e chiamatevi o istorici, o dottori di memoria, che non conviene che quelli che non filosofano mai si usurpino l’onorato titolo di filosofo... Però, signor Simplicio, venite pure con le ragioni e con le dimostrazioni vostre, o di Aristotele, e non con testi e nuda autorità, perché i discorsi nostri hanno a essere intorno al mondo sensibile e non sopra un mondo di carta».
      Ma da un altro punto di vista questo mondo di carta di cui Galileo parla con tanto disprezzo, il mondo delle idee e delle immaginazioni umane, non è né meno reale, né meno sensibile, né meno meritevole di studio e di diligente osservazione, di quell’altro mondo all’investigazione del quale egli ha rivolto con tanto successo l’attività della sua mente. Le opinioni, siano esse vere o false, sono pur sempre dei fatti, e come tali meritano ed esigono di essere prese ad oggetto d’indagine, di accertamento, di confronto, d’interpretazione, di spiegazione precisamente come qualunque altro ordine di fatti, e allo stesso scopo; allo scopo cioè di determinare per quanto ci è possibile, in mezzo alle loro varietà, alla loro complicazione, alle loro trasformazioni, gli elementi costanti, le uniformità, le leggi insomma da cui il loro succedersi è regolato. Un’asserzione erronea, un ragionamento inconcludente d’uno scienziato dei tempi trascorsi possono essere tanto degni di considerazione quanto una scoperta o un’intuizione geniale, se essi servono ugualmente a gettar luce sulle cause che hanno accelerato o ritardato il progresso delle conoscenze umane o a mettere a nudo il modo d’agire delle nostre facoltà intellettuali.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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