Ogni errore ci indica uno scoglio da evitare mentre non ogni scoperta ci indica una via da seguire.
Nessuno può contestare la giustezza dell’osservazione di Galileo quando egli nota che «fannosi liti e dispute sopra l’interpretazione del testamento d’un tale perché il testatore è morto, che, se fosse vivo, sarebbe errore il ricorrere ad altri che a lui medesimo per la determinazione del senso di quanto egli aveva scritto. Ed in simil guisa, è semplicità l’andar cercando i sensi delle cose della natura nelle carte di questo o di quel filosofo più che nell’opere della natura, la quale vive sempre ed operante ci sta sempre innanzi agli occhi, veridica ed immutabile in tutte le cose sue».
Ma non è meno vero d’altra parte che il ricusarsi d’esaminare e studiare le opinioni degli scienziati dei tempi trascorsi per la ragione che vi fu un tempo in cui esse erano superstiziosamente venerate come aventi valore superiore a ogni esperienza e dimostrazione, è tanto irragionevole come se un astronomo ricusasse di osservare il corso degli astri o un naturalista rifiutasse di occuparsi delle abitudini degli uccelli, semplicemente perché i sacerdoti babilonesi o gli auguri etruschi pretendevano desumere, dalla posizione degli astri o dall’umore delle galline, presagi infallibili sull’andamento degli eventi umani.
Se io dovessi in breve esprimere ciò che a mio parere caratterizza lo spirito al quale si vanno sempre più informando le indagini storiche sullo sviluppo delle conoscenze, direi che la storia della scienza tende sempre più a diventare una scienza essa stessa.
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Galileo
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